Figlie & mille modi per darsele – vol. 1

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Stavo quasi pensando che potrei aprire una sottorubrica dedicata esclusivamente ai mille modi che trovano le mie figlie per picchiarsi. Perché diciamocelo, a me piace vedere quando si picchiano. Francesca non approva perché viveva in città e queste cose a Brescia non si fanno. Ma qui nella provincia si difende la posizione, altro che storie.

E poi sono legittimato a fare da spettatore perché: 1) quando sono stanche smettono, e questo fa molto saggezza popolare di provincia 2) sono più o meno della stessa età.

Anche se è vero che messe a confronto ricordano tanto la piccola fiammiferaia che combatte contro un’atleta della Germania Est.

Però è pure vero che la piccola fiammiferaia è svelta come non so cosa, voglio dire per sopravvivere lei gli zolfanelli se li è mangiati uno per uno con tutto lo stecchetto, quindi capite bene che c’ha una voglia di rivalsa contro i soprusi che l’atleta della Germania Est se li sogna, quella pensa solo agli ideali del proprio paese e si commuove nel veder sventolare la bandiera.

Insomma ero in posta, avevamo parcheggiato le bici dietro l’angolo e non so bene per quale motivo (ma servirà un motivo, poi?) sono arrivate alle parole. E io firmavo la ricevuta, intanto, maledetti servizi postali che ancora me le fate firmare con la BIC nel 2022.

Poi a un certo punto sento SBAM, SBADAM, mi giro e mi trovo ‘ste nanerottole che si tirano i caschetti in faccia. Cioè, li tengono proprio per le cinghie così da dare la giusta forza centrifuga, così che fanno più male e aggirano le difese.

E già le impiegate della posta se la ridono.

«Ferme!» mi butto tra di loro, perché sono pur sempre sotto giudizio, hai voglia a fare il superiore in mezzo alla gente.

M’arriva la scudisciata che neppure la vedo.

«Ma dove siamo» chiedo, «nel Medioevo?!»

Dagli sportelli altre pazze risate a vedere il padre menato. E lì ho capito che ben mi stava.

Insomma ho messo via la raccomandata e le ho accompagnate fuori dalle porte col metal detector. Una alla volta.


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