A baita da solo: sì, no, non so

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Parliamo di stare a baita da soli. Che qui a Brescia “baita” è casa propria, il focolare domestico.

Perché le bimbe sono partite coi nonni per il mare, Francesca le ha raggiunte per il weekend e io sono rimasto solo a presidiare il fortino.

Metti che vengano i ladri. Che semmai apro loro la porta, così non mi rompono i serramenti che fabbri e lattonieri son tutti in ferie insieme agli altri professionisti dei bonus facciate.

Insomma Lauro, dacci un commento a caldo sullo stare a baita da soli.

Allora, se vi dico che mi mancano le ragazze è una roba che suona scontata e mi mettete pure un dito nell’occhio perché percepite una certa falsità. Direste, non raccontarci la fregnaccia che ti senti solo, quando stai tutto l’anno a dire che non puoi far questo e non puoi far quello.

E per carità, vuoi mai che io suoni falso e venga meno al sacro vincolo scrittore-lettore solo per cosa, paraculismo?

E allora ve lo dico, gente. A baita si sta bene. Ho scoperto che:

1) su Netflix fanno altro, oltre ai cartoni;

2) alle sette del mattino il bagno è agibile e la porta rimane chiusa;

3) la scarpiera dell’ingresso esiste anche in una versione inesplosa, che è una comodità quando vuoi arrivare alla porta senza lasciarci le tibie.

Certo, tutto bello, e per un po’ mi sembra di essere Macaulay Culkin che corre con le braccia in aria per casa Mallister. Dopo due giorni però qualcosa non quadra più. Ecco le criticità:

1) nessuno guarda più la tv con me;

2) nessuno viene a trovarmi mentre sono sulla tazza.

Insomma due giorni e mi sento straniero in casa mia. Bello tutto, ma qualcosa è successo, questo posto è cambiato o sono cambiato io.

NOTA: per quanto riguarda la scarpiera no, la scarpiera inesplosa mi va benissimo sempre e comunque. Le tibie ringraziano.


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