Papà, voglio scrivere anch’io

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Quant’è bello il momento in cui ti prendono a esempio. Che tu sei lì a dirti, ma allora nella vita ho fatto qualcosa di buono.

Succede che mi metto a preparare in cucina e la Luci, la mia bellissima Luci si siede sul divano, prende il Mac lasciato incustodito e se lo piazza sulle ginocchia.

E già lì da parte mia è un bell’atto di fiducia eh, me lo vedo già in terra e col cavolo che poi scrivo la rubrica.

Poi lei fa la voce bassa e dice: «Sono il papà Andrea.»

E tutti i brutti pensieri se ne vanno, ma che bell’immagine che ha di me. Il papà scrittore. Come mi imita bene.

E intanto Francesca alza un sopracciglio e glielo leggo in faccia, sta pensando per forza, lui se ne sta lì tutta sera sul divano a pigiar tasti e a far nient’altro.

Che non è mica vero, ma vabbè sapete che c’è, me ne frego, oggi per me c’è solo la Luci.

Che comincia a battere i tasti velocissimo, a caso ovviamente, e il rumore è tutto un frrrrt-frrrt.

«Sono il papà Andrea» canticchia, «e scrivo il mio romanzooo.»

Sì però. Potrei sbagliarmi eh, ma adesso c’ha quasi un tono canzonatorio, ‘sta bambina. E il fatto che pure Francesca sogghigni mi alimenta il sospetto.

E allora mi sembra giusto puntualizzare. «Però io non è che continuo a dire: “scrivo il mio romanzo.”»

«Ah no?» fa Francesca.

«No. Lo faccio senza disturbare nessuno.»

«Seeee.»

La Luci va avanti ancora un po’ a fare frrrt-frrrt finché molla il Mac, alza le braccia al cielo e se ne esce con un «Ahhhh. Sono proprio stres-sa-to.»

Francesca scoppia a ridere.

«Cosa?!» sbotto io. «Ma io non dico mai: “sono stressato.”»

«Non serve che tu lo dica» fa Francesca. «Si capisce benissimo lo stesso.»

«Eh no!» alzo pure il dito, a puntualizzare. «Io non sono così.»

«Certo che no.»

«Non sono così!»

«Su su, mettiti calmo. Che poi con tutto ‘sto stress ti viene uno schioppone.»

Ma andate al diavolo tutt’e due.

Conoscendo le mie serpi, si accettano scommesse sulla prossima (falsissima) imitazione:

a) io che guido troppo piano

b) io che mangiucchio biscotti dopo cena

c) io che passo troppo tempo al gabinetto


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