La storia del bancomat

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Siamo state al mare.

Dopo cena, la Luci e la sua amica volevano prendere il gelato sotto casa. Voi direte, ma che bella scena da estate all’italiana. Solo che ero stanco morto e non c’avevo assolutamente voglia; che vi devo dire, a volte sono tutto bello frizzante, a volte sono un sacco di piombo.

E allora niente, vi ho già detto che la Luci ha questo super potere oscuro di ricordarsi a memoria i codici numerici. Tipo l’allarme della casa dei nonni. Non si ricorda i nomi dei parenti (giuro), mia cugina Chiara è “quella ricciola simpatica”, però coi codici la Luci va alla grande. Alan Turing, scansati.

Quindi penso bene di cedere a questo oscuro potere per preservare la voglia di far niente.

«Luci tieni il mio bancomat. Il codice è 12345.»

La Luci comincia a ripetere il codice, 12345 12345, l’amica se lo segna pure su un foglio e io realizzo che forse a ‘sto giro sono andato oltre.

Comunque niente, il gelato se lo son preso e io me la sono sciallata.

Il giorno dopo, di prima mattina, la Luci e la sua amica vogliono scendere a prendere le brioche alla pasticceria sotto casa.

E io mi sono appena svegliato ancora con la voglia di far nulla, secondo me è a ‘sto punto è colpa dell’aria iodata. E allora penso, be’ tanto ho già ceduto ieri, perché non approfittarne.

«Luci ascolta, ma se vi do di nuovo il bancomat? Il codice te lo ricordi?»

L’amica della Luci: «Certo, è 12345.»

Considerazioni:

a) bene, ora il super potere ce l’hanno in due; con libero accesso alle mie risicate finanze

b) oltre alla pasticceria e alla gelateria, sotto casa abbiamo anche gastronomia, farmacia e pizzaltaglierìa

c) ovviamente ho pensato di cambiare il pin, ma poi sicuro che alla prima occasione lo canno di brutto