Tempo di primavera, tempo di gite scolastiche.
Lucia va alla sua prima gita in assoluto, al mitico castello di Gropparello (nome che a me fa molto simpatia, non so che dirvi. Magari è stato scenario di storie spaventose e infestato di fantasmi, ma il nome si porta dietro un sacco di allegria). Castello di Gropparello, fa pure rima.
«Mai stato al Castello di Gropparello» faccio io.
Caterina vuole dire la sua. «Io invece vado a Ravenna».
«Bello» dico io, «non sono mai stato nemmeno a Ravenna.»
«Bellissima Ravenna» fa Francesca. «Io ci sono stata alle superiori.»
Caterina: «Ah. Be’, io ci vado e sono alle elementari. Quindi ci vado prima di te.»
Lucia: «Cateeee. Guarda che non devi prendere in giro la mamma.»
«Brava Lucia» faccio io.
Lucia: «Guarda che la mamma è quella che ti paga la gita.»
«Ma! Anch’io la pago. Anche se sono il secondo genitore.»
Lucia: «Capito Cate? Sennò se le dici così è umiliante.»
Apperò. Senti come parla bene la Lucia.
Senti che spirito combattivo ed esemplare.
Però farei le mie (solite) considerazioni:
a) avete notato che di dove io sono o non sono stato, non gliene frega niente a nessuno?
b) cioè, se in questa storia togliete i miei dialoghi, non cambia assolutamente niente. Penso sia la prima volta che capita.
c) forse non è la prima volta che capita, ma non me ne sono mai accorto perché in realtà sono un fantasma e nessuno me l’ha detto. Potrei andare ad infestare l’allegro castello di Gropparello