Papà, posso mettere il mascara?

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Sono con Francesca sul divano a passare il tempo delle nostre vite. Caterina arriva docciata con tanto di accappatoio e comunica con noi utilizzando il linguaggio dei segni.

Non ho bene idea del perché, ma visto che siamo sugli affari inutili è un modo come un altro per tenere allenata la mente. Il sudoku di quando non esisteva il sudoku.

Lei comincia, e io mi faccio da interprete: p-o-s-s-o m-e-t-t-e-r-m-i

(si ferma a pensare)

i-l m-a-s-c-a-r-a?

“Posso mettermi il mascara”. Be’, guardo Francesca. Perché per me andrebbe anche bene, però so che certe cose è meglio deciderle assieme, sennò poi finisce che io dico sì, lei dice no, e la figlia sfrutta con nonchalance questa vacanza di autorità.

Francesca alza le spalle, tipo Ponzio Pilato ma con le spalle appunto, quindi le dico un entusiastico “ma certo” con doppia spunta di approvazione.

Caterina se ne va.

E io faccio a Francesca: «Ma visto che io ne capisco poco, perché secondo te voleva mettersi il mascara? Per stare in casa, tra l’altro.»

«Ma cosa dici» fa lei, «la MASCHERA! Vuole mettersi la maschera. Dopo aver fatto la doccia, no?»

«Ah» le faccio io.

«Pfft» fa Francesca con indulgenza. «Il mascara. Che sciocco.»

Continuiamo a guardare la nostra serie tv.

Passa la Cate.

«Scusa Cate» le faccio. «Avevo capito che mettevi il mascara, non la maschera.»

«Ma io sto mettendo il mascara.»

«Il mascara?!» salta su Francesca. Poi mi guarda, capisce e si rimette comoda.

Oh, quanto le rode.

Considerazioni: 

a) sto tenendo il conto di quante volte ho smaccatamente ragione con Francesca. Da quando ci conosciamo è la n° 58

b) be’, finché il mascara se lo mette per stare in casa tutto bene, no?

c) il linguaggio dei segni, telegrafico e senza accenti, per mia figlia potrebbe diventare un’arma importante per le battaglie future. Tornerà a casa con un telefono nuovo e io le dirò, ma quello non è l’interfono che hai chiesto


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