Una cosa bellissima di Lampedusa

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E se noi facessimo davvero una vita troppo frenetica?

Siamo stati al mare nella bella Lampedusa. Ci siamo ritornati a dire il vero, come ricorderete dai diari di viaggio dell’anno scorso.

E c’è una cosa di cui voglio parlare a proposito di Lampedusa. Non il mare (stupendo eh), né le spiagge (stupende, eh), né il cibo (che stupendo non si può dire ma ottimo invece sì).

Di meraviglioso a Lampedusa c’è il traffico stradale. Cioè, vige quest’anarchia organizzata dove tutti hanno da andare da qualche parte. Un gran casotto di auto, motorini, barche con le ruote che si infilano ovunque. E nessuno, dico nessuno, che sacramenta. Cioè, pensate a me che vengo da Brescia, patria del clacson con il mitra incorporato, io arrivo qui e mi dico, ma allora pure nel traffico esiste una forma di umanità.

Devi svoltare a destra e c’è un altro che sta per uscire? Tiri fuori la mano dal finestrino e gli dici di star fermo o di andare. Oppure lo saluti, toh.

Sei all’incrocio e non ricordi le precedenze? Basta che aspetti, e la situazione in qualche modo si risolverà.

Insomma mi son detto, ma ehi questo è il paradiso.

Comunque una volta tornati a casa Lucia è stata fermata dai vigili (guidava il nonno). Ha spiegato che non aveva messo la cintura perché a Lampedusa nessuno lo faceva.

Fortunatamente l’hanno presa sul ridere e non hanno messo il nonno in prigione.

Considerazioni: 

a) ah, i Lampedusani. Hanno capito tutto della vita;

b) a Lampedusa ho saltato un paio di rotonde. Francesca ha dato di matto, chiaro, ma io le ho detto vedi? Nessuno si è lamentato. Quindi è Francesca ad aver iperreagito

c) la prossima volta che qualcuno a Brescia mi suona provo a tirare fuori il braccio per salutarlo, vediamo se funziona o mi tampona per direttissima


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